Alessandra Vione, pittrice e restauratrice di affreschi, nasce e vive a Torino, dove ha da sempre sviluppato una carriera artistica ricca di passione e dedizione. A soli 12 anni, vince il Premio Città di Torino per la sezione grafica, un primo riconoscimento che segna l’inizio di un percorso brillante. L’incontro con il mondo del restauro avviene in giovane età e, da allora, Alessandra ha intrapreso una ricerca costante, che ancora oggi si riflette nelle sue opere.

La sua pittura si nutre di un continuo studio di immagini, luoghi e significati, un viaggio che si esprime attraverso una convinta e intensa espressività. Un percorso che, a partire dal restauro della palazzina Liberty “La Fleur del Fenoglio” a Torino nel 1992, ha visto Alessandra affinare soluzioni tecniche scoperte nel suo lavoro di restauratrice, e che oggi arricchiscono le sue creazioni pittoriche.

Per Alessandra, il suo lavoro non è solo una pratica artistica, ma una fonte di vita. I segni e i colori diventano linguaggi attraverso cui esprime emozioni, siano esse gioia, ribellione o malinconia, che emergono dalle superfici corrose dal tempo di tavole e tele. La sua arte si fa testimone di una visione personale e vibrante del mondo, un racconto che invita a riflettere sulle sfumature nascoste di ciò che ci circonda.

Artàporter ha voluto conoscere meglio l’artista ponendogli alcune domande.

Cosa rappresenta l’arte per te?

Per me, l’arte è una forma di dialogo tra l’anima e il mondo esterno. Ogni mia opera, ogni mia creazione è una riflessione profonda, un momento in cui il caos della vita si assesta attraverso i colori e le forme. Anche quando restauro un’opera, non sto solo riportando in vita un frammento di storia, ma sto anche cercando di comprendere l’artista, di entrare nel suo mondo e di cercare di capire cosa lo portò a eseguire tale opera. È un atto di interiorità e di studio profondo.
L’arte mi permette di esprimere emozioni e ha sempre avuto per me una finalità liberatoria che a volte le parole non riescono ad esprimere. E poi, c’è quel meraviglioso aspetto di eternità
che l’arte porta con sé: quando metti un colore su una tela, o intraprendi un lavoro di restauro su un antico manufatto , stai contribuendo a qualcosa che durerà oltre la tua vita, un segno indelebile e del tuo passaggio, e questo è incredibilmente potente.
Quindi sì, per me l’arte è vita che continua, respiro, prolungamento, continuità.

 

Come e quando ti sei avvicinata all’arte?

L’arte è sempre stata una parte fondamentale della mia vita, anche grazie a mia mamma, che
è una pittrice affermata. Ha sempre vissuto della sua arte allevando 3 figli e guadagnandosi grande rispetto nel suo campo. La vedevo totalmente immersa nel suo studio per ore e ore, sentivo l’odore dei colori e delle essenze che usava ed era impossibile non esserne influenzata.
Crescendo in quell’ambiente, l’arte è diventata quasi una seconda natura per me. Osservare mia mamma a creare le sue opere così colme di energie e colori mi ha spinta ad avvicinarmi non solo al disegno e alla pittura ma anche a volermi accostare al mondo del restauro per imparare come si potesse ridare vita a ciò che il tempo logorava; l’idea di poter preservare la bellezza e riportare un’opera al suo splendore originario è qualcosa che ho sentito profondamente fin da giovane.
Mia madre inoltre mi ha sempre incoraggiata a seguire la mia strada nell’arte senza mai spingermi a cercare un lavoro ‘più stabile e sicuro’ e anche se le nostre forme espressive sono diverse, il suo esempio è stato fondamentale. Vederla esporre le sue opere in tante mostre e conquistarsi successo e riconoscimenti mi ha fatto capire quanto l’arte possa essere una via non solo di espressione personale, ma anche di connessione con gli altri. L’arte non è solo una passione individuale, ma anche un’eredità di famiglia!

 

Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?
Forse è un po’ una deviazione professionale ma quello che stimola la mia fantasia e il mio approccio al lavoro sia nella pittura che nel restauro è indubbiamente il tempo. Il modo in cui esso agisce sugli oggetti, sulle opere d’arte, e sulle persone mi affascina profondamente. Trovo che ci sia qualcosa di poeticamente bello nel vedere come il tempo trasforma tutto, lasciando tracce, cicatrici, che raccontano storie. Quando restauro un’opera, mi piace ‘indagare’ i materiali che vennero usati, i pigmenti, come li ottenevano e questo mi aiuta a dialogare con il passato rispettando quello che ho di fronte mentre lo porto nel presente.
Anche la natura è una costante fonte di ispirazione: i colori inimitabili che esplodono in autunno o la semplicità di un ramo coperto di rugiada, il candore dell’infanzia sono tutti elementi che mi parlano di bellezza e di armonia. Cerco di riportare questa
delicatezza nei miei lavori,e di avere sempre un occhio di riguardo per avvicinarmi il più possibile ad una sorta di equilibrio estetico dove nulla possa prevaricare troppo su qualche altro elemento artistico o cromatico.
E ovviamente, non posso non citare l’arte stessa. Ammirare i grandi maestri, come Raffaello o Michelangelo, gli innumerevoli artisti che hanno segnato la nostra storia dell’Arte e persino artisti e opere più anonime ma intrise di sentimento, mi ricordano sempre perché ho scelto questa strada.

 

I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

Nel mio percorso artistico e professionale, lo stile Liberty ha avuto un’influenza straordinaria.
Il restauro di Casa Fenoglio, una delle perle Liberty di Torino e dell’Italia, è stato per me un momento determinante per il mio futuro professionale e artistico; lavorare su un edificio di così tale importanza e bellezza, ricco di decorazioni , elementi morbidi, colori e curve eleganti,mi ha permesso di entrare in sintonia con un movimento che sento profondamente mio. Il Liberty, con le sue linee sinuose e la celebrazione della natura, mi ha insegnato a vedere il mondo attraverso una lente di bellezza fluida e armoniosa. È uno stile che riesce a fondere arte, architettura e natura in una danza perfetta mai rigorosa, mai troppo ‘seria’!
Altri importanti riferimenti per il mio vissuto artistico sono stati il grande Michelangelo che mi ‘parla’ e mi ‘insegna’ ancora oggi quando creo su una tavola di legno i miei piccoli  affreschi. Anche artisti come Monet, Manet e Renoir, con la loro attenzione alla luce e ai momenti fugaci della vita, mi hanno insegnato a catturare l’essenza di un istante e riprodurlo sulle tele e questo si riflette anche nel restauro perchè ogni pennellata o intervento è un tentativo di far rivivere quelle sensazioni che il tempo ha offuscato.

 


Quali emozioni speri di suscitare negli osservatori delle tue opere?

Mi piace l’idea che chi guarda i miei lavori possa sentirsi trasportato in un mondo dove i dettagli e le sfumature invitino ad una pausa, a un respiro profondo. Vorrei che dalle mie opere potesse emergere un senso di bellezza delicata e intrinseca, un’armonia tra il visibile e l’invisibile, quasi come se ogni pezzo portasse un messaggio silenzioso e nel conte.

 

C’è un messaggio particolare che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?

Voglio trasmettere l’idea che la bellezza non risiede solo nella perfezione, ma anche nelle imperfezioni, nelle tracce che il tempo e l’esperienza lasciano su di noi e sulle cose. Ogni mia
creazione è un invito a osservare con attenzione i dettagli, a ritrovare quel senso di armonia e pace che spesso sfugge nella frenesia quotidiana.

Qual è il ruolo dell’imperfezione nella tua arte?

L’imperfezione è nell’esistenza stessa e quindi gioca un ruolo centrale nell’arte, in tutta l’arte e in tutte le manifestazioni artistiche dalla pittura alla scultura alla musica alla danza… considero L’imperfezione racconta il passaggio del tempo, la fragilità e la resilienza. nei miei quadri non voglio e non cerco di nascondere o correggere queste tracce, anzi, le accolgo e
le valorizzo. Per me, l’imperfezione dona autenticità e profondità all’opera, rendendola più
umana e viva. È attraverso queste piccole imperfezioni che si può percepire l’anima dell’opera
e sentirla connessa al mondo reale e alla vita.

Alessandra ha preso parte con grande entusiasmo alla Call for Artists Fluid Expressions di Artàporter, in collaborazione con Liquitex, ed è stata selezionata tra i 20 artisti che hanno avuto l’opportunità di realizzare tre opere 20×20 cm utilizzando i materiali forniti dal brand.
Le sue opere sono state esposte durante la mostra collettiva che si è tenuta nell’ambito di Diffusissima durante Torino Art Week, presso Con/Temporary Spaces in Via Mazzini.

Durante il vernissage della mostra, sono stati annunciati i vincitori e Alessandra è stata una delle tre finaliste, ricevendo come premio l’iscrizione al programma PR1ME di Artàporter e una fornitura di prodotti Liquitex, un riconoscimento che segna un ulteriore passo nel suo percorso artistico.

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