Ilaria Bovassi è un’artista milanese, nata a Torino.

Dopo una breve carriera universitaria lascia la città natale per intraprendere gli studi di Fashion Design all’istituto Marangoni di Milano.
Lavora nell’ambito della moda per 15 anni come consulente per diversi brands, per poi sentire il richiamo dell’arte fortemente dentro di sé, in concomitanza con forti cambiamenti personali.
Assume il nome d’arte LABOH e si iscrive all’Accademia d’Arte di Brera. Sperimenta varie tecniche pittoriche, materiali e soggetti.
Inizia con l’astratto, per passare ai ritratti e ancora alla moda.

Artàporter ha voluto conoscere meglio l’artista ponendole alcune domande.

 

Cosa rappresenta l’arte per te?

L’arte per me rappresenta la linfa vitale. E’ un nutrimento per lo spirito, è l’unica cosa indispensabile per il mio benessere. E’ il miglior mezzo espressivo, mi permette di comunicare la mia interiorità all’esterno. La pittura è la forma più adatta per me.

La cosa che più mi appaga è la condivisione con lo spettatore delle emozioni che suscitano le mie opere

 

Come e quando ti sei avvicinata all’arte? 

Mi sono avvicinata all’arte quando ero bambina, mia madre aveva un’amica pittrice, e mi portava alle sue mostre. Ho cominciato a dipingere già in quel periodo. Conservo ancora le mie prime tempere.

Non avendo avuto la possibilità di fare il Liceo artistico, ho messo nel cassetto per molti anni la mia passione. A 41 anni, nel 2016, dopo varie vicissitudini della vita, ho sentito che il fuoco della pittura era ancora dentro di me e aveva bisogno di uscire. Ho ricominciato in modo molto timoroso a prendere tela e pennelli, e gradatamente, ascoltando la mia natura, ho cercato di costruire il mio stile. Ma in realtà io non faccio nulla, prendo il pennello e lui va da solo.

 

Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione? E i riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

I miei riferimenti artistici inizialmente erano Egon Schiele, Tamara de Lempicka, Gergia O’Keefe per quanto riguarda la pittura. Ma anche la fotografia mi ha sempre influenzata, Peter Lindbergh, Paolo Roversi, Max Cardelli.

Quando dipingo a volte mi rendo conto di avere contaminazioni con il mondo della moda, in cui ho lavorato per diversi anni come Fashion Designer. Alcuni colori smaltati che uso sono sicuramente il risultato dell’influenza che la moda ha avuto su di me. Il linguaggio del colore è per me molto affascinante e potente.

Penso che la mia fonte d’ispirazione sia l’ascoltare il mio istinto.

 

Chi decide oggi che cos’è arte? C’è una differenza rispetto al passato?

L’arte è un concetto molto complesso, ho capito negli anni. Per me arte è bellezza, cioè equilibrio, comunicazione, potenza. Se questi elementi trovano la sinergia perfetta, allora l’opera ha un senso per me. Nonostante il concetto di bellezza sia per certi versi opinabile, penso che quando si raggiunga l’unanimità nel giudicare la bellezza di un’opera, l’artista sia riuscito nel suo intento.

 

Il tuo rapporto con i colori? E col bianco e nero?

Molti in Accademia sono stupiti del mio coraggio con i colori. Ne uso molti, insieme, sono colori forti e vibranti. Quando dipingo ascolto solo il mio istinto, non penso razionalmente.

 

Un tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto è condividere la mia arte con il pubblico, magari aprendo una galleria d’arte.

Le opere dell’artista LABOH sono acquistabili online sul sito di Artàporter: scoprile tutte qui!