Marco Savio, in arte SavArt, è un artista che unisce l’anima del condottiero creativo a quella dell’insegnante e architetto. Nato nel 1973, ha fatto dell’arte una compagna di viaggio costante, un modo per leggere la realtà e raccontarla attraverso contrasti, simboli e intuizioni visive. La sua estetica POP si intreccia con riflessioni profonde, nascoste tra lettere e materiali, tra superfici irregolari e messaggi da decifrare.
Attraverso l’uso della corteccia, del legno imperfetto, e un lettering dal forte impatto comunicativo, Marco dà forma a opere che sono veri e propri haiku visivi: brevi, incisive, memorabili. La sua arte si nutre delle contraddizioni della società contemporanea – reale e virtuale, natura e tecnologia – e le trasforma in frasi-manifesto da portare con sé nel viaggio della vita.
Artàporter ha avuto il piacere di intervistare l’artista per approfondire il suo percorso e la sua visione dell’arte.
Cosa rappresenta l’arte per te?
L’arte è “Pura Vida”. E’ la bellezza nella semplicità di ogni cosa. È il nostro modo di osservare che trasforma l’ordinario in straordinario. L’artista ha il compito di accendere la scintilla nell’osservatore per indicare che esiste un’altra via per osservare il mondo.
Come e quando ti sei avvicinata all’arte?
Da piccolo quando i miei genitori mi portavano in giro per l’Europa con la roulotte. Allora non amavo i musei ma adoravo il viaggio, i tramonti, i paesaggi, le città con le loro diversità. Poi un giorno, mio padre, mi diede in mano la macchina fotografica e mi disse: prova tu. La fotografia di strada fu la mia bottega, gli studi artistici la mia biblioteca. Da li non ho più smesso di “pensare in modo artistico”.
Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?
Sicuramente la cultura Pop in generale. MI piace analizzare la società del nostro tempo con le sue contraddizioni e i suoi eccessi. Mi interessano i contrasti a partire da quello tra natura e tecnologia o quello tra reale e virtuale. Oggi siamo circondati da oggetti di ogni tipo a bassissimo costo e scarti delle lavorazioni che aspettano solo di acquisire un valore estetico POP.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
A partire dal Manierismo adoro chi pone un punto di rottura, chi supera le convenzioni e chi si pone con un proprio sguardo critico sul mondo. Diciamo Duchamp, Kandinskij, Magritte, Isgrò ma, come architetto, direi anche Friedensreich Hundertwasser per la sua maniera gioiosa di usare il colore. Ultimamente ho scoperto i libri di Gianluca Gotto che ritengo alquanto illuminanti per comprendere il senso della vita a cui l’arte dovrebbe dare un buon contributo.
Quali emozioni speri di suscitare negli osservatori delle tue opere?
Quando creo un’opera su misura, la prima cosa che chiedo è: che emozione vorresti provare guardandola? Per me, il sentimento è essenziale, è il cuore della mia arte. I mio obiettivo non è solo realizzare un dipinto, ma far sentire qualcosa a chi lo osserva.
È proprio per questo che ho scelto l’arte astratta e non quella figurativa.
Sarebbe possibile per me dipingere un soggetto riconoscibile, ma l’arte astratta ha un potere unico: spegne il cervello, la ragione, e arriva dritta ai sentimenti più profondi. Non dà risposte, ma lascia spazio all’anima di chi la guarda.
I sentimenti che più spesso traduco in colore e movimento sono pace, energia e dinamismo. Amo creare opere che trasmettano un senso di equilibrio e serenità, ma anche forza e vitalità. Voglio che chi guarda i miei dipinti si senta attraversato da un’emozione, come se l’opera parlasse direttamentealla sua interiorità.
L’arte, per me, è questo: un ponte tra il visibile e l’invisibile, tra l’istinto e la percezione, tra il colore e l’anima.
C’è un messaggio particolare che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
Il messaggio va ricercato di volta in volta all’interno dei contrasti di senso che parole e immagini riescono a comporre. Adoro giocare con il lettering perché ritengo che contenga in sé una forte immagine comunicativa. Un po’ come dei moderni Haiku, le frasi diventano appunti nel viaggio della vita. Ecco, per poter immaginare una buona “storia del futuro” al di là degli algoritmi, ho provato a trasformare sottoforma scritta alcune riflessioni che sono diventate insegne di intelligenza d’amore nel senso che sono piccole pause con cui attivare il proprio cuore ogni giorno.
Qual è il ruolo dell’imperfezione nella tua arte?
Sono stato letteralmente rapito dall’imperfezione del legno. Uso la corteccia di legno perché ha una forma non convenzionale che contrasta con la perfezione delle lettere prodotte in serie. La corteccia è un materiale naturale che nella produzione industriale viene scartato ma nelle mie opere prende vita diventando oggetto d’arte e di design.