Caterina Roffinello è un artista torinese, da sempre interessata a moda e design.
Da qualche anno si cimenta con la tecnica del collage, realizzando lavori che trattano temi di attualità, soprattutto nel sociale.

Artàporter ha voluto conoscere meglio l’artista ponendole alcune domande.

Cosa rappresenta l’arte per te?

Il termine arte ha per me un’accezione molto ampia, è espressione, denuncia, bellezza, intimità. Certo l’Arte con la A maiuscola è molto di più, esprime correnti di pensiero, movimenti culturali legati ad un’epoca, tecniche diverse di applicazione e molto altro. Arte è comunque ESPRESSIONE e per me, deve essere in grado di suscitare un sentimento positivo o negativo , di far pensare, di riflettere, di dare benessere ed estasiare.

 

 

Come  e quando ti sei avvicinato all’arte?

Fin da piccola , 6-7 anni , mi è sempre piaciuto disegnare e ho coltivato questa mia attitudine per molto tempo come autodidatta, anche perché il percorso di studi ha preso tutta un’altra strada, laureata in Scienze Biologiche, borsista per anni in un laboratorio di ricerca dell’ospedale Molinette di Torino, insegnante di anatomia in un Istituto Torinese per 35 anni. Ora, in pensione ho provato a cimentarmi con la tecnica del collage, mista all’uso di pastelli e gessetti… ho provato per caso e ritengo che questo mezzo espressivo mi dia la possibilità di esprimere nell’immediato una determinata emozione.

Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?

Le fonti di ispirazione sono molteplici, a volte il contesto storico, o il mio vissuto… o altri che mi appassionano o mi interessano. Il tutto concentrato nelle espressioni dei volti umani, dei loro corpi, dei loro occhi, dei loro atteggiamenti… il non detto che si evince.

 

I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

Avendo un passato piuttosto lungo ed essendomi sempre interessata a forme d’arte come la fotografia (architettura e ritratto) e pittura (perlopiù ritratti) ho attinto da nomi illustri, soprattutto fotografi come Capa, Battaglia, Newton, Mc Curry, Mollino fotografo, Oliviero Toscani… e nella pittura da Caravaggio, Ligabue, Boldini, Hopper… e non solo. Tutti artisti che identificano un momento culturale mettendo in luce mode e costumi di un’epoca, speso crudi, a volte provocatori e innovatori, artisti che sublimano l’essere umano nelle sue gesta e nelle sue debolezze.


Chi decide oggi cos’è l’arte c’è differenza rispetto al passato?

Non certo l’artista e tanto meno la gente comune. I critici d’arte forse? Non so…
Rispetto al passato penso che ci sia una certa differenza, perlomeno un passato recente, non sono a conoscenza di correnti artistiche attuali ben definite, penso che gli artisti lavorino soli, si confrontino poco tra loro, non ci si incontra, non si discute… forse all’inizio, coi compagni di laboratori d’arte o all’Accademia, per chi ha fatto questo percorso. Oggi percepisco l’arte come un fenomeno più commerciale volta ad inserirsi in contesti ben precisi, estetica… e non ci sono neanche mecenati… Naturalmente come sempre, ci sono delle eccezioni.

 

Il tuo rapporto con i colori e col bianco e nero?

Il bianco-nero lo adoro nella fotografia mette in luce sfumature che il colore poco coglie, è anche spettacolare, ha fascino, è elegante, incisivo. Il colore e le sue sfumature mi affascinano, preferisco colori caldi, sfumati, pastellati che diano a me e all’osservatore un senso di collegamento, di intimità e famigliarità. I colori servono anche ad esprimere stati d’animo particolari il rosso la rabbia, il grigio l’incognito…

 

Il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno nel cassetto sarebbe poter interagire con osservatori che evincano dai miei lavori, ciò che io vorrei esprimere per esempio: la serenità velata da rimpianti, anche un poco di ironia e follia, che imparino, che si ricordino… che patiscano e gioiscano con me.
Tuttavia sono molto pratica e “saggia”, anche se, finalmente libera dal lavoro, che mi ha fatto crescere e imparare molto sui giovani, desidero esprimere me stessa libera, in tutte le mie sfumature… spero che in qualche modo si evinca da alcuni miei lavoro.

 

Le opere dell’artista hanno arricchito le pareti del Con/Temporary Spaces di Via Mazzini, dando vita alla sua mostra personale dal titolo “Anime Frammentate
La mostra ha offerto una profonda esplorazione delle sfaccettature della condizione umana attraverso l’arte del collage. Con opere che riflettono una visione frammentata e complessa della realtà, l’artista invita il pubblico a una profonda riflessione su temi attuali, con un focus particolare sulle questioni sociali.

Il vernissage, tenutosi il 26 settembre, ha attirato un pubblico entusiasta, creando un’atmosfera vibrante e conviviale, in cui l’artista ha avuto l’opportunità di presentare il suo lavoro e condividere le sue ispirazioni. I visitatori hanno potuto ammirare le creazioni uniche realizzate con materiali di recupero e cartone riciclato, scoprendo come l’artista utilizza matita e collage per dar vita a opere che parlano di esperienze e emozioni universali.

Grazie ad Artàporter, l’artista ha realizzato il sogno di avere una personale nel cuore di Torino, in una zona di forte passaggio, dove la visibilità è garantita e l’interazione con il pubblico è intensa. Questo è un esempio lampante di come Artàporter supporti gli artisti in ogni fase del loro percorso, offrendo spazi espositivi strategici e un’attenzione particolare alla promozione e comunicazione.

In un contesto in cui è fondamentale dare voce ai talenti emergenti, “Anime Frammentate” ha rappresentato un’opportunità unica per scoprire e sostenere l’arte contemporanea a Torino.