Daniela Borla, conosciuta nel mondo dell’arte come Dabò, è una pittrice, scrittrice e scultrice che vive e lavora ad Ivrea, dove gestisce l’atelier ArtDabò insieme al suo compagno Luca. La sua passione per l’arte affonda le radici nella sua formazione e nelle esperienze di vita. Laureata in pedagogia, ha insegnato per molti anni e ha svolto attività di psicopedagogista, ma è sempre stata attratta dalla pittura e dalla scrittura, che l’hanno accompagnata fin da giovane. La sua carriera artistica l’ha vista protagonista di numerose mostre collettive e personali, sia in Italia che all’estero, partecipando attivamente a diverse associazioni artistiche.
Dabò ha dedicato gran parte della sua ricerca pittorica all’arte informale, con una particolare attenzione al rappresentare l’Uomo attraverso paesaggi urbani, cantieri, porti e periferie. Le sue opere si caratterizzano per l’uso audace di colori e linee frazionate, creando un senso di incompletezza che riflette la realtà in continuo cambiamento. Le città, con i loro edifici fatiscenti e i quartieri periferici, sono la principale fonte di ispirazione per l’artista, ma il vero protagonista delle sue opere è l’essenza del lavoro umano, che trasmette attraverso i segni lasciati dalle persone e dalle loro azioni.
Artàporter ha avuto il piacere di intervistare l’artista per approfondire il suo percorso e la sua visione dell’arte.
Cosa rappresenta l’arte per te?
L’arte è per tutti. L’arte è ovunque, è necessario avere gli occhi per vederla. Non appartiene a pochi eletti. Per me, l’arte è una continua fonte di scoperta e curiosità, non solo quella dei Grandi Maestri, ma anche quella che possiamo incontrare ogni giorno per strada.
Come e quando ti sei avvicinata all’arte?
Potrei dire che l’arte è sempre stata presente intorno a me, non solo come arte pittorica, ma anche come musica e teatro. Ho iniziato a dipingere da ragazza, grazie agli insegnamenti scolastici, e continuo tutt’ora a scoprire nuovi motivi da esplorare.
Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?
Le città, le metropoli, i cantieri, i porti, gli edifici. Dipingo questi soggetti in maniera personale, spesso usando una tecnica che si avvicina all’informale, creando linee e segmenti che si intersecano per dare vita a ciò che voglio esprimere. Le mie opere presentano diverse interpretazioni a seconda di chi le osserva.
I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?
Sono particolarmente affascinata da alcuni aspetti dell’arte contemporanea, ma le mie fonti di ispirazione provengono soprattutto dall’arte moderna, come l’Impressionismo, il Cubismo, il Surrealismo e l’Espressionismo.
Quali emozioni speri di suscitare negli osservatori delle tue opere?
Mi piace sorprendere chi osserva le mie opere, facendo sì che notino particolari che magari non avevano visto inizialmente o che possano interpretare in modi diversi.
C’è un messaggio particolare che cerchi di comunicare attraverso le tue opere?
In quasi tutte le mie opere c’è un’assenza, quella dell’essere umano. Nei miei dipinti di metropoli o cantieri, voglio trasmettere il lavoro dell’uomo che crea ciò che la Natura non ha creato.
Qual è il ruolo dell’imperfezione nella tua arte?
L’imperfezione è centrale nel mio lavoro. Non cerco la perfezione del realismo o dell’iperrealismo, ma l’imperfezione, l’errore, anche prospettico-voluto, sono gli elementi che definiscono la mia arte.