Oggi mi sono svegliato con un’improvvisa voglia… di un paio di scarpe eleganti.
Per farlo sono venuto a Torino, la mia città Natale, dove ho lasciato un pezzo del mio cuore sparso tra le vie del centro; ed è proprio in centro che mi sto dirigendo! Voglio conoscere Francesco Lanzone, artigiano calzaturiere con una storia davvero particolare e Savoir Faire non può certo non incontrarlo. Oggi scarpe nuove!

Ciao Francesco! Ma è vero che tu sei l’artista delle scarpe su misura?

Caro Stefano, intanto benvenuto nella mia bottega e grazie per essere venuto a trovarmi. Nella tua domanda c’è molta ammirazione e ne sono lusingato ma vorrei risponderti con la definizione che sento più calzante (e mi concederai l’uso di questo aggettivo). Mi definisco un designer dunque un progettista della scarpa che, attraverso il gusto ed il senso delle proporzioni, crea un manufatto artigianale, unico nella sua singolarità come lo è una scultura appunto ma, al contempo, altamente funzionale sul piano pratico.
Potrei dire che sono un designer della calzatura con l’intento di creare un’opera unica, utile, armoniosa, fatta per durare e per emozionare.
Ti confesso che per me è sempre un problema trovare il modello giusto in quanto ho un numero piuttosto elevato che in commercio è sempre difficile trovare. Tu, è vero, che mi puoi aiutare?
Il mio compito è proprio quello di accompagnarti al meglio come un fedele cimiero accompagnerebbe il proprio cavaliere! Vorrei dunque presentarti le diverse tecniche di cucitura in abbinamento a questo puntante vitello box calf che potrebbe diventare una pregevole Oxford pipe full brogue.
Francesco, intanto complimenti per questa bottega. Siamo in piazza Savoia a Torino, uno dei luoghi più belli e caratteristici della città. Un vero e proprio salotto in pieno centro. Una bottega unica in Piemonte e non poteva che essere la culla dello stile e dell’eleganza. Ma dimmi una cosa: so che tu non nasci come calzolaio… Raccontaci la tua storia.
La risposta prevede un salto temporale di quasi quindici anni addietro perché tutto nacque da un’esigenza personale: trovare un paio di scarpe che fosse in grado di piacermi sia esteticamente che garantirmi una calzata comoda in termini sartoriali e non perché abbondante e dunque larga o sovradimensionata.
Io mi formo durante il periodo universitario come Industrial Designer presso il Politecnico di Torino quindi come progettista del prodotto industriale. Al termine degli studi avrei potuto inserirmi presso un centro stile di qualche azienda o lavorare nell’ambito della progettazione industriale ma decisi di assecondare questa passione per le scarpe di ottima fattura, volendo ripercorrere le orme dei designer più famosi che il più delle volte erano loro stessi esecutori del prototipo o si avvalevano di artigiani per dare forma ad un’idea. Bene! Calzo il numero 47, non trovo nulla che mi soddisfi sia esteticamente che funzionalmente, dunque…Imparo a disegnare e a realizzare un paio di scarpe per me, nella più alta tecnica di cucitura: la lavorazione a guardolo solettato e cucito a mano.
Questa determinata ricerca mi ha portato ad Arezzo affinché io potessi apprendere in una effervescente e stimolante bottega del centro storico, lavorandovi quattro anni come designer-artigiano e dunque maturando in autonomia tutto il processo progettuale ed esecutivo in ambito della calzatura maschile di alta gamma. Fu un’esperienza a dir poco fantastica! Il passo successivo fu quello di rientrare a Torino per inaugurare il 28 maggio del 2011, la mia personale bottega. Se davvero credi in un progetto e lo vuoi convintamente, sono molto alte le possibilità che questo si realizzi.
Come ti è venuta l’idea di creare questo brand?
Il mio obiettivo, sebbene in principio fosse stato quello di realizzare delle calzature di ottimo livello per me, diventò una volta intrapresa l’attività in proprio, quello di creare un angolo di manifattura artigianale, toscana, rinascimentale, a Torino e di far scoprire e mostrare alla clientela, quanto fosse diversa e ricca di crismi improponibili su una scarpa di fattura industriale, un manufatto artigianale dove ancora esiste la cosiddetta ”schiena d’asino’.
La creazione di una scarpa è un po’ come un’opera d’arte. Ci vuole tempo, dedizione, manualità, esperienza ma sicuramente ci vuole l’idea giusta. Da dove parti per la composizione delle tue creazioni?
Parto inevitabilmente dall’osservazione e dal rilievo delle misure dei piedi del cliente. Ascolto e prendo nota di tutte le indicazioni che il cliente mi fornisce riguardo le sue esigenze di calzata ed insieme ad egli, iniziamo un percorso dove tra prove intermedie e creazione delle forme ad personam, metto a punto un paio prototipo che testerò prima della realizzazione in via definitiva della calzatura stessa.
Questa è la vera eccellenza dell’artigianalità made in Italy. Ma andiamo a scoprire i materiali che utilizzi. So che tu ci tieni particolarmente alle materie prime.
La ricerca delle materie prime migliori è una costante e per fortuna posso contare della collaborazione di fornitori, tra concerie e cuoifici con i quali collaboro sin dall’inizio di questa avventura. L’esperienza in Toscana mi è servita anche per poter constatare da vicino e con mano, il pregio ed il profumo di eccellenti pellami che tutt’ora utilizzo: cuoio a concia lenta vegetale in fossa, scriventi rovesciati di vitello e puntanti vitelli box calf per poter godere anche tra dieci anni, della freschezza di un gran bel paio di scarpe artigianali.

Come risponde il mercato?

Nell’arco di questi dodici anni, posso dire che per quanto io operi in una città (Torino) che non ha ancora una piena vocazione turistica come altre città d’Italia o che ospiti importanti manifestazioni nell’ambito della moda e faccio riferimento alla Milano fashion week o al Pitti uomo di Firenze, capaci di attirare un ingente pubblico internazionale tra buyers o fashion-addicted. Posso però dire che il mercato locale, nazionale e internazionale fatto di turisti in visita presso la città o di una clientela anche locale che non trova la giusta soddisfazione in termini di calzata, stile e qualità dei materiali offerti nelle calzature di fattura industriale, ha nel tempo, sposato il mio progetto e compreso le differenze stilistiche e prestazionali che propongo. Ne approfitto dunque per ringraziarli in modo sincero e corale.

Come ti vedi tra dieci anni?

Fare proiezioni da qui a dieci anni, soprattutto in questo momento storico, economico e geopolitico è un qualcosa che credo possa mettere in serie difficoltà qualsiasi analista di mercato. Credo che piuttosto che avere mire di ampliamento visto e considerato il momento delicato, valga la pena formare qualche giovane volenteroso e consolidare il saper fare artigiano con un occhio alla contemporaneità offrendo servizi e prodotti capaci di soddisfare nuove esigenze.
Sto riscontrando un alto gradimento anche per la linea sneaker che ho disegnato un anno fa e la prossima stagione prevedo una accattivante linea di tronchetti per donna, sviluppata su tre tipologie di forme e altezza del tacco.
Insomma…Che dire?! Sono un designer prestato alla calzoleria, mi dicono dotato di gusto e dunque continuerò in balia degli eventi, a dar forma al pensiero con le mie creazioni all’insegna dell’armonia delle linee e della funzione.
Francesco, è stato un grande onore conoscerti e stringere la mano ad un vero artigiano. Porterò queste creazioni nel cuore e sicuramente diventerai il mio calzaturiere di fiducia.
La competenza, l’imprenditoria, la professionalità e l’intuizione sono queste le componenti che fanno grande il made in Italy. Un tocco di stile sotto la Mole.

Articolo di

Stefano Fiorillo

Stefano Fiorillo è un attore, autore e regista. Diplomatosi alla scuola di Teatro del Teatro Nuovo di Torino, ha per anni lavorato per la compagnia Torino Spettacoli e per la Fondazione Teatro Nuovo. Docente, ricercatore e attento studioso della tradizione, ha per anni svolto corsi e seminari di Pubblic Speaking dove ha potuto mettere a punto un suo personale metodo per migliorare gli aspetti fondamentali della comunicazione oratoria. Creatore di format teatrali e artistici, si è per anni occupato di formazione nelle più diverse declinazioni . Si definisce un estesico in quanto per l’estetica, prova una vera e propria estasi. È creatore del format Savoir Faire, cornice di un mondo dove bellezza, arte, cultura e stile del buon vivere convogliano in un incubatore editoriale fatto di buon gusto ed eleganza.