Descrizione:
Quest’opera vuole celebrare la
mostruosità femminile, come
forma di diversità. Il mostruoso
nell’antichità era inteso come a
-
normalità del divino e quindi
manifestazione del geniale.
Ciò che non poteva essere
regolamentato dalla norma, dalla
legge, dalle regole.
In particolare, l'appercezione,
come la definisce il filosofo
orientalista Henry
Corbin
, è quello
stato della mente in cui la realtà si
trasfigura e si manifesta non per
ciò che appare ma per ciò che è
nella sua essenza spirituale. È la
condizione esplorata dai mistici
quando, nelle loro
contemplazioni, discendevano
nelle valli oscure della psiche ed
evocavano le loro paure affinché
si manifestassero e diventassero
fede incrollabile e non più un
ostacolo da temere. In questa
dimensione allucinatoria
avanzano figure inquiete che
conducono alla saggezza e alla
verità. Come nel misticismo
tibetano, le
Dakini, divinità
femminili mostruose in cui si
riflettono le proprie paure. In
realtà quelle figure brutali erano
rappresentazioni sapienziali
pronte a divorare le credenze,
opinioni e idee che limitano
l'esistenza di ogni essere umano.