Martina Cerrato è un’illustratrice e graphic designer dall’anima ibrida, fonde la razionalità del design con la poesia dell’illustrazione.

Dopo la laurea in Design & Comunicazione Visiva al Politecnico di Torino, frequenta il Master in Illustrazione Editoriale della Scuola Internazionale di Comics.
Nelle sue illustrazioni, i sogni incontrano la realtà. Viaggia attraverso mondi immaginari, esplorando l’introspezione, la magia del quotidiano, il fantastico ma anche temi sociali e di attualità.

Collabora con case editrici, piccoli brand e agenzie con l’obiettivo di visualizzare su carta emozioni e sensazioni, regalando al pubblico un’esperienza visiva ricca di significato e suggestione.

Artàporter ha voluto conoscere meglio l’artista ponendole alcune domande.

Cosa rappresenta l’arte per te?

Per me l’arte, e in particolar modo l’illustrazione e il disegno, sono il modo in cui mi esprimo più liberamente, con molta più sincerità e coraggio rispetto alla pura comunicazione verbale. Arte è il materializzarsi del pensiero dell’autore sul mondo in una sintesi visiva intima e personale: solo attraverso le sue creazioni lo spettatore può intravedere la vera essenza dell’artista.
L’arte per me deve essere anche (e soprattutto) utile e comunicare un messaggio, emozionare, non deve essere fine a sé stessa ma deve seminare idee: con le mie illustrazioni non ho la pretesa di dare risposte definitive, ma piuttosto di stimolare la riflessione e far porre domande a chi le guarda.

Come e quando ti sei avvicinata all’arte? 

Fin da bambina ho sempre disegnato e amato leggere, attirata dal fascino di potermi immergere in mondi che non esistevano. Dalle favole, ai romanzi ai fumetti, ho da sempre ricercato la bellezza nel comunicare storie attraverso le immagini. Disegnavo su qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, dai quotidiani riposti con cura nei mobiletti della cucina di mia nonna ai diari dei compagni di scuola, sognando di dare vita a personaggi immaginari. Crescendo, questa passione si è trasformata in una professione. Mi sono laureata in Design & Comunicazione Visiva al Politecnico di Torino e mi sono specializzata nel primo Master in Illustrazione Editoriale della Scuola Internazionale di Comics. Oggi quello che realizzo è una sintesi molto contemporanea tra design e poesia, sempre attraverso le immagini.

Qual è la tua maggiore fonte di ispirazione?

Trovo affascinanti le relazioni che le persone intrecciano tra di loro, le vibrazioni e le emozioni che si creano, le sensazioni piccole e grandi che si provano durante la vita di tutti i giorni. Le illustrazioni che realizzo sono caratterizzate da un realismo magico che eleva la  percezione della quotidianità alla poesia: è una chiave per esplorare la realtà oltre le apparenze e percepire il vissuto al massimo delle possibilità. Amo anche leggere e scoprire antichi miti, leggende, favole e fiabe da cui ispirarmi per creare attraverso le immagini una specie di epica contemporanea, che narra di battaglie contro nemici più interiori che fisici.

I riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

L’opera di un artista è il frutto di tutto il suo vissuto, la voce personale delle opere il risultato dell’influenza di ciascuna esperienza vissuta. Se penso ad opere e artisti che mi hanno sicuramente colpito, ci sono diversi esempi nella storia dell’arte, ciascuno importante per dettagli diversi. Se parliamo di scultura, ritrovo la mia concezione di bellezza nell’equilibrio e nelle proporzioni dell’arte classica fino ad arrivare alla forte espressività e dinamismo delle creazioni barocche del Bernini.Il disegno e la linea pulita nelle opere di Botticelli mi hanno incantato al primo sguardo e sono state distrutte da quelle più grafiche e graffiate di Toulouse-Lautrec. L’estetica di Alfons Mucha mi affascina da sempre per la composizione delle immagini e l’uso di linee di contorno più importanti.Infine, sia per età anagrafica che per formazione, sicuramente sono stata influenzata della sintesi e dalla pulizia della grafica contemporanea, dai fumetti (in particolare quelli realizzati dalla coppia Canepa e Barbucci), manga e anime e tutto l’immaginario e l’estetica del mondo Disney anni ‘90.

Chi decide oggi che cos’è arte? C’è una differenza rispetto al passato?

Nel passato l’arte era (anche) un’ostentazione di ricchezza e potere e quindi fruibile solo dai ceti più agiati nella maggior parte delle epoche. L’arte era a servizio dei potenti, le tematiche sono state univoche per molto tempo, nonostante questo è sempre stata una voce rivoluzionaria che è riuscita a svilupparsi attraverso le grate delle gabbie dorate in cui è nata.Penso che oggi l’arte sia più alla portata di tutti e molto più democratica. Arte è qualsiasi contenuto che abbia una forma personale, una voce che abbia qualcosa da dire ad una persona specifica. Il rapporto tra artista, mezzo e fruitore è molto più intimo rispetto al passato.

Il tuo rapporto con i colori? E col bianco e nero?

Le illustrazioni che realizzo sono molto sintetiche e pulite, amo giocare con il rapporto di equilibrio tra pieno e vuoto, ogni colore ha una sua funzione e significato.Preferisco usare il colore solo dove serve: l’equilibrio tra colori e bianco e nero deve avere un significato comunicativo adatto a veicolare l’atmosfera che ho in mente.

Un tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe che i miei lavori fossero strumenti utili per percorsi di benessere mentale, in ambito psicologico. Mi piacerebbe lavorare con il disegno e le immagini a livello terapeutico. Su questo, sto iniziando a lavorare con alcune collaborazioni e la strada è tutta da scrivere.

A lungo termine, mi piacerebbe aprire uno studio con altre illustratrici/ori e professionisti nel mondo della comunicazione.

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